Chi lo avrebbe mai detto che il ruolo dell’imprenditore da “carro trainante” del Paese Italia, venisse equiparato a quello del delinquente?
Sembro forse esagerata o pessimista? Chi lo sa.
Sono quasi certa che molti di Voi nella mia posizione potrebbero darmi ragione

Analizziamo la cosa.

E’ difficile essere imprenditori in Italia. Ogni mattina si deve combattere con una cultura anti-industriale e iper-ideologica.
Siamo la seconda potenza industriale europea, non dovremmo essere costretti a districarci tra vincoli e procedure bizantine pensate per le imprese che realmente operano sul filo della criminalità.
DOVER ESSERE EROI PER FARE L’IMPRENDITORE NON CI PIACE.
Il tasso di crescita degli ultimi vent’anni impone di porsi la domanda su quale sia il fattore che porta crescita in un’economia di mercato : INVESTIMENTI DELLE IMPRESE CHE SONO TROPPO BASSI E NON PER COLPA NOSTRA.
Sono la priorità della politica economica. Se aumenta la produttività, il lavoro è più efficiente e crea il margine per distribuire nuovamente meno risorse.
I sondaggi indicano tre deterrenti, abbastanza evidenti anche ai comuni imprenditori: tassazione, burocrazia e lentezza della giustizia.
Resta una pressione fiscale punitiva e una burocrazia che è un grande balzello per chi fa impresa. La politica è disorientata, con una visione di brevissimo periodo. Rallentano la crescita e gli investimenti, l’incertezza sacrifica i consumi, vuol dire quindi posti di lavoro in meno.
Il gergo economico praticato dalla politica è crivellato di parole d’ordine prive di senso, riducendo i problemi a slogan incapaci di affrontarli quei problemi.
Il mercato ha bisogno di regole che intervengano qualora sia necessario, per rettificare quelle che sono diventate diseguaglianza civili non più solo economiche.
Se la politica non sarà capace di rinnovare la sua azione a favore dei cittadini che in questi anni sono stati spinti all’estrema periferia del sistema economico e politico, il futuro delle democrazie e del loro credito sarà problematico.
I giovani non devono essere attratti dall’assistenzialismo. I sussidi di disoccupazione sono adatti per chi vuole vivere in vacanza. Dobbiamo creare lavoro. Il reddito di cittadinanza dovrebbe servire come aiuto al reinserimento delle persone nel mondo del lavoro. La quale però potrà essere efficace se ripartono la crescita e gli investimenti.
Si può reinserire le persone nel mondo del lavoro se c’è lavoro.
CHI È LEADER NEL PROPRIO PAESE TENDE A GARANTIRE RICCHEZZA E STABILITÀ AL PROPRIO POPOLO. Invece abbiamo un sistema burocratico inefficiente e penalizzante.
Dobbiamo al più presto riformare l’economia italiana per far riprendere la crescita su basi stabili, con una minore pressione fiscale finanziata da risparmi sulla spesa, un taglio drastico della burocrazia e un efficientamento della pubblica amministrazione.
Il cambiamento è possibile, ma solo a patto di vedere le cose nella loro complessità politica.