È la separazione tra lavoro e sopravvivenza a produrre nei giovani la depressione e la noia di vivere.
Il vero lavoro buono quello che fai volentieri e bene, e ti integra davvero al sistema sociale, è quello a cui incominci a pensare e magari fare fin da ragazzo, aiutato dalla cultura della società, come modo di espressione delle tue capacità di fare, non come simbolo di status o di rassicurazione di personalità che proprio per questo diventano sempre più insicure.
La forza dell’Italia era stata quella di partire nel dopoguerra da una situazione di povertà ancora diffusa rispetto agli altri grandi paesi europei, con una forte capacità e volontà di lavoro.
Oggi chiediamo ai ragazzi di fare cose che per loro non hanno senso, non hanno uno scopo riconoscibile.
Se poi si aggiunge l’assenza di un’autentica rete sociale e di famiglia, si ha una usura che può portare a un grave malessere.
Mancanza di senso di integrazione e appartenenza assieme ad assenza di obiettivi personali.
Non basta diventare ricchi: il reddito è un elemento importante ma non decisivo della soddisfazione della propria vita.
Non è il reddito che fa venir voglia di vivere, ma la possibilità di inventarsi la vita.
La standardizzazione del lavoro e dello stile di vita, la cancellazione di ogni diversità e passione personale, tolgono gusto all’esistenza e generano depressione.

L’eguaglianza imposta fa ammalare.

Siate la forza che avete dentro.
Siate la passione che vi travolge tutte le volte che sentite di voler fare qualcosa.
Siate l’amore per quello che fate.
Siate il meglio che potete essere.
Siate voi stessi, sempre.
Siate quello che fate e fate quello che siete.
Siate il brivido che sentite scorrere dentro le vene che vi attraversa lo stomaco.
Siate qualsiasi cosa vogliate essere, ma siatelo
Adesso.

Un grande abbraccio,
Chiara Compagno